La politica “hawkish” della Fed ha pesato sul sentiment di mercato

Titoli azionari europei: un passo falso alla fine dell'anno

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I mercati azionari europei hanno messo a segno un deciso rimbalzo rispetto allo scorso mese. Questa dinamica è ascrivibile principalmente dalla decisione della Cina di allentare la sua politica di tolleranza zero contro il COVID-19. Durante il rimbalzo, i titoli “value” hanno nettamente sovraperformato gli omologhi “growth” e i ciclici sono stati i primi della classe. I settori ciclici value, come gli industriali, i finanziari, i beni di consumo discrezionali e i materiali, si sono ampiamente ripresi. Dal loro canto, i settori difensivi, quali i beni di prima necessità, la sanità e i servizi di pubblica utilità, hanno accumulato ritardi.

Nonostante un'importante dispersione delle performance tra i settori value e growth, la differenza tra le large e le small cap è stata pressoché nulla. Le small cap non sottoperformano più ed è probabile che presto giungerà il momento di rafforzare l'esposizione a tali società. I rendimenti a lungo termine sono vicini a un picco, il premio di valutazione rispetto alle large cap è quasi del tutto svanito e il posizionamento degli investitori è limitato.

In questo contesto, optiamo gradualmente per una visione più costruttiva sulle small cap, alla ricerca di un'opportunità di acquisto a lungo termine. Le uniche incertezze che ci impediscono di diventare rialzisti sono l'inasprimento delle banche centrali e l'esigenza di una maggiore visibilità sullo slancio economico e degli utili societari.

Aspettative sugli utili e valutazioni

All'inizio dell'anno gli utili attesi in Europa sono stati ulteriormente rivisti al ribasso. Gli investitori puntano ora su una crescita prossima allo 0% nel 2023. La crescita dovrebbe provenire principalmente dai finanziari e dall'information technology, mentre quest'anno l'energia e i materiali dovrebbero esibire dati sugli utili fortemente negativi.

Tenendo conto di tale espansione degli utili, i mercati azionari europei appaiono ancora piuttosto convenienti. Guardando al rapporto prezzo/utili forward a 12 mesi, pari a 12, questi mercati sono tuttora scambiati ai minimi del loro range storico.

Mantenere per ora un approccio bilanciato

Non abbiamo apportato modifiche strategiche di rilievo, poiché siamo sempre soddisfatti del nostro attuale posizionamento. I beni di prima necessità restano la nostra principale convinzione. Sebbene i relativi titoli abbiano sottoperformato durante il rimbalzo del mercato e la flessione del dollaro USA abbia pesato sulla performance relativa, siamo convinti del rialzo delle valutazioni, del potere di determinazione dei prezzi e della dinamica positiva degli utili in questo settore.

Nel frattempo, manteniamo il nostro +1 sull'information technology, come pure il -1 su servizi di comunicazione ed energia. Dopo la forte ascesa dello scorso anno, quest'ultimo settore sembra pienamente valutato, mentre sui margini di profitto potrebbe pesare la transizione energetica in corso verso le energie rinnovabili in sostituzione dei combustibili fossili.L'unica modifica che abbiamo apportato è a livello settoriale. Dopo aver declassato a neutrale il comparto assicurativo all'interno dei finanziari alla fine di novembre dello scorso anno, abbiamo aumentato l'esposizione alle banche (banche retail).

Infine, restiamo convinti che la selezione dei titoli assumerà un ruolo ancora più rilevante quest'anno e che la dinamica degli EPS sarà fondamentale per generare alfa.

 

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Titoli azionari statunitensi: una Fed aggressiva ha penalizzato il sentiment del mercato

Le azioni globali hanno chiuso l'ultimo mese del 2022 su una nota negativa. Nonostante a dicembre l'inflazione abbia continuato a diminuire in numerosi paesi sviluppati, e in particolare negli Stati Uniti, la Fed ha mantenuto un atteggiamento ancora decisamente aggressivo, che ha pesato sul sentiment del mercato. Le azioni statunitensi hanno sottoperformato le omologhe degli altri mercati sviluppati, trascinate al ribasso dal Nasdaq.

Il segmento growth ha sottoperformato

A differenza delle controparti europee, a dicembre le azioni statunitensi hanno perso terreno. Non si è osservata un'evidente dispersione delle performance tra le large e le small cap. La situazione più complessa alla fine dell'anno è imputabile principalmente alla debole performance dei settori growth, come l'information technology e i beni di consumo discrezionali. I settori value e quelli più difensivi, come i servizi di pubblica utilità, la sanità e i beni di prima necessità, hanno sovraperformato l'indice generale S&P 500.

Dall'inizio dell'anno[1], le azioni statunitensi hanno continuato a sottoperformare gli altri mercati sviluppati, ma il quadro cambia guardando alle performance settoriali.

I materiali, i servizi di comunicazione, i finanziari, i beni di consumo discrezionali e gli industriali sono stati finora i primi della classe, mentre l'energia e la sanità sono gli unici settori in territorio negativo. Gli investitori puntano chiaramente sui perdenti dello scorso anno e incamerano profitti sui vincitori, anche se è troppo presto per trarre conclusioni definitive.

[1] Al 9 gennaio 2023

Aspettative sugli utili e valutazioni

All'inizio dell'anno, gli utili attesi negli Stati Uniti sono stati ulteriormente rivisti al ribasso. Gli investitori puntano ora su una crescita prossima al 4% nel 2023. Tale valore appare ragionevole. La crescita dovrebbe provenire principalmente da beni di consumo discrezionali, industriali e finanziari.

Tenendo conto di tale espansione degli utili, le azioni statunitensi non sono eccessivamente costose, essendo scambiate a meno di 17 volte gli utili attesi.

La selezione dei titoli è fondamentale

Gli investitori azionari iniziano a scommettere su un atterraggio morbido dell'economia statunitense, come dimostra il recente rimbalzo dei settori ciclici. Infatti, gli indicatori anticipatori puntano in tale direzione, anche se è prematuro trarre conclusioni. Se tale scenario dovesse cominciare a materializzarsi, ci indurrebbe ad aumentare l'esposizione ai settori ciclici come gli industriali e l'information technology. Al momento, abbiamo deciso soltanto di rafforzare la nostra esposizione a determinati titoli di qualità nel settore industriale.

In ogni caso, data la mancanza di visibilità sul breve termine, è preferibile non apportare per ora grandi cambiamenti strategici. A prescindere dal settore, la selezione dei titoli sarà fondamentale per generare alfa durante questo rallentamento economico.

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Titoli azionari dei mercati emergenti: secondo mese di sovraperformance relativa rispetto alle azioni globali

I mercati emergenti hanno continuato a deteriorarsi a dicembre, perdendo il -1,6% in USD, registrando tuttavia il secondo mese di sovraperformance relativa rispetto ai mercati azionari globali (MSCI AC World© in calo del 4%).

La ripresa è stata trainata dalla Cina, dove una riapertura anticipata rispetto alle attese, le misure di sostegno volte a stabilizzare il mercato immobiliare e l'attenuazione della pressione normativa per le società tecnologiche e le piattaforme hanno sostenuto le azioni cinesi dopo un forte rimbalzo a dicembre. Mentre i mercati delle azioni A onshore, piuttosto difensivi, si sono consolidati (con il CSI 300 in rialzo dello 0,5%), le azioni offshore hanno registrato forti guadagni, con l'HSI in ascesa del 6,4% a dicembre. Il resto dell'Asia emergente è rimasto sotto pressione, in quanto la Fed ha mantenuto il suo posizionamento aggressivo, e i timori di un rallentamento globale del settore tecnologico e dei semiconduttori hanno continuato a pesare sulla performance dei principali titoli dell'indice di riferimento a Taiwan e in Corea del Sud. L'India ha subito una correzione del 5,4%, con la domanda interna in calo dopo il picco stagionale e l'attività di esportazione rimasta sottotono sulla base di stimoli globali.

La regione EMEA dei mercati emergenti ha registrato una relativa ripresa, guidata dalla Polonia (+7,5%), grazie alla correzione dei prezzi dell'energia e al ridimensionamento dei timori di recessione. Al contrario, l'America Latina non è riuscita a evitare la correzione nel mese (chiudendo in calo del -4,7%), penalizzata dal Brasile, dove i timori relativi al nuovo piano di spesa del governo Lula hanno continuato a pesare sulla performance del mercato.

Tra le materie prime, un dollaro più debole (l'indice in dollari ha subito una correzione del 2,3% e le aspettative di riapertura della Cina hanno assicurato un certo sostegno ai metalli, con il ferro (+16,7%) e l'acciaio (+9,8%) in rialzo nel mese. Il prezzo del petrolio, tuttavia, è rimasto invariato, chiudendo il mese attorno agli USD 85/barile (Brent), poiché i timori di recessione globale hanno annullato i guadagni derivanti dalla riapertura della Cina.

Prospettive e driver

Il 2022 si è rivelato un anno con molte incognite e difficoltà per i mercati emergenti, dalla situazione Covid senza precedenti in Cina a uno dei più rapidi cicli di rialzo dei tassi da parte della Fed. La strategia ha seguito in linea di massima un approccio prudente nell'affrontare queste incertezze.
In vista del 2023, siamo più ottimisti riguardo a una ripresa dei mercati emergenti, guidata principalmente dalla Cina. Non solo la Cina ha sorpreso positivamente negli ultimi due mesi, abbandonando rapidamente la politica "zero Covid" per passare a una riapertura progressiva, ma ha anche attuato misure politiche volte a stabilizzare il mercato immobiliare e a rilanciare la domanda di consumo. Questo ci fa sperare che i mercati emergenti abbiano le carte in regola per riprendere le redini della crescita nel 2023.
Altri fattori che hanno ostacolato la performance dei mercati emergenti lo scorso anno, come il rafforzamento del dollaro statunitense, dovrebbero diminuire dopo il picco delle pressioni inflazionistiche. Nonostante l'ottimismo, siamo consapevoli che la liquidità globale continua a ridursi e che le banche centrali internazionali potrebbero disattendere le aspettative dei mercati circa un cambio di rotta, conservando un contesto di avversione al rischio per le azioni.
Continuiamo quindi a mantenere un posizionamento equilibrato del portafoglio, incrementando selettivamente la nostra esposizione alla Cina e riducendo leggermente le nostre partecipazioni in India, ASEAN e Brasile. Più in generale, l'esposizione della strategia rimane invariata, mantenendo una selezione di società a crescita sostenibile, con valutazioni ragionevoli nei paesi emergenti e che beneficiano di fattori di sostegno tematici in una serie di comparti growth.

Posizionamento in vista di una ripresa

Nel mese non abbiamo apportato modifiche ai nostri giudizi regionali o settoriali. Tuttavia, essendo ora più ottimisti riguardo a una ripresa delle economie emergenti nel 2023, abbiamo lievemente alterato le nostre preferenze, passando da un orientamento difensivo a una preferenza per i beneficiari della riapertura/ripresa. Ciò vale in particolare per la nostra esposizione alla Cina; in cima alle nostre preferenze non ci sono più le azioni cinesi di classe A bensì quelle di Hong Kong, in virtù della ripresa ciclica indotta dalla riapertura. In quest'ottica, soprattutto i beni di consumo discrezionali e i consumi ciclici diventano appetibili, date le valutazioni depresse e l'esposizione alla ripresa economica. La maggior parte delle avversità che hanno afflitto la Cina lo scorso anno si sono trasformate in fattori positivi o almeno si sono attenuate, rendendo gli ADR interessanti su base relativa.
Esclusa la Cina, lo scorso mese abbiamo declassato l'India (a neutrale) e, sullo sfondo di un mercato in consolidamento, ci concentriamo su titoli che traggono vantaggio dai cluster di crescita top-down nella regione. In modo analogo, per quanto riguarda l'esposizione all'ASEAN, riteniamo che l'Indonesia possa rimanere tatticamente sotto pressione, a causa della rotazione dei flussi verso la Cina. Conserviamo però l'esposizione a titoli tematici.
In merito agli altri paesi dell'Asia settentrionale, ci manteniamo neutrali su Taiwan e Corea, anche se i rispettivi mercati potrebbero beneficiare della ripresa cinese. Tuttavia, la forte dipendenza dal settore tecnologico e dalle esportazioni ci impedisce di rivedere al rialzo questi paesi, nei quali optiamo per un approccio selettivo.
Riguardo al Brasile, viste le recenti turbolenze politiche, siamo più cauti nella selezione ma, dato che i mercati hanno già ampiamente scontato questi timori, manteniamo una bassa convinzione per un'eventuale ripresa futura della regione.
In termini di preferenze settoriali, questo mese non abbiamo apportato modifiche significative. Dopo l'upgrade dei beni di consumo discrezionali operato lo scorso mese, data soprattutto la riapertura cinese in corso, abbiamo confermato questo giudizio.

 

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