Una recessione all'orizzonte

Titoli azionari europei: la crisi energetica domina sempre l'attualità

202210-EQ-IT-1.PNGLe azioni europee hanno chiuso il mese di settembre in calo. In Europa la crisi energetica ha continuato a dominare le prime pagine, poiché all'inizio di settembre la Russia ha completamente interrotto i flussi di gas attraverso l'importante gasdotto Nord Stream 1.

Tuttavia, quello che era considerato lo scenario peggiore per l'Europa non ha portato a nuovi massimi del gas, il cui prezzo, dopo aver superato ad agosto 300 euro per megawattora, è sceso a circa 200 euro nel corso di settembre.

Sul fronte economico, una recessione sembra ormai inevitabile. Gran parte dei dati economici pubblicati nel trimestre indicava un rallentamento, ad esempio il PMI composito dell'eurozona, che è ora in territorio di contrazione.

La produzione industriale è diminuita bruscamente a luglio, mentre la fiducia dei consumatori nella regione ha toccato a settembre un nuovo minimo storico.

Se la crescita rallenta in Europa, lo stesso non si può dire per l'inflazione.

 

Stili e settori

Dall'ultimo comitato e, quindi, nelle scorse 4 settimane, le small cap sono state i fanalini di coda a prescindere dagli stili value/growth. Di conseguenza, le società più piccole si stanno avvicinando a livelli di sofferenza sul lungo termine.

È inoltre interessante notare che, da qualche mese, la correlazione tra i tassi reali (rendimento reale tedesco a 10 anni) e la sovraperformance dello stile value (MSCI Europe Value/Growth) è meno evidente. Inoltre, il divario in termini di valutazione (P/E forward a 12 mesi) tra gli stili growth e value resta piuttosto ampio, con il primo in vantaggio.

Da una prospettiva settoriale, rispetto all'ultimo comitato le peggiori performance sono giunte da servizi di comunicazione e servizi di pubblica utilità, settori altamente indebitati nei quali siamo sottopesati.  Su base relativa, nel novero dei migliori rientrano invece energia e sanità.  

 

Utili

Per quanto riguarda gli utili, abbiamo osservato una crescente divergenza tra le loro revisioni e la performance delle azioni europee. Infatti, anche se l'indice MSCI Europe continua a perdere terreno da mesi, le revisioni degli utili rimangono in media abbastanza "neutrali". Tuttavia, in Europa non si sono ancora viste molte revisioni e quelle negative dovrebbero aumentare nelle prossime settimane.

 

Rating

Non abbiamo apportato alcuna modifica strategica in termini di rating. Siamo soddisfatti del nostro forte sovrappeso sui beni di prima necessità, all'interno dei quali investiamo in società con un notevole pricing power e una solida dinamica degli EPS.

A prescindere dal settore in cui siamo sovrappesati o sottopesati, la parola d'ordine resta selettività, più che mai sullo sfondo di un rallentamento economico: dobbiamo infatti essere molto disciplinati nella selezione dei titoli.

202210-EQ-IT-2.PNG202210-EQ-IT-3.PNG

 

Titoli azionari statunitensi: un mercato del lavoro resiliente

Anche i listini statunitensi hanno concluso settembre in ribasso. L'indice S&P 500 cede il 9,3%, la peggiore flessione mensile da marzo 2020.

Il mercato del lavoro statunitense appare resiliente, con gli ultimi dati sull'occupazione e JOLTS (indagine sulle offerte di lavoro e il turnover occupazionale) che mostrano un forte slancio.

Dal loro canto, le banche centrali sono alle prese con il più grande shock inflazionistico dagli anni '70 e continueranno verosimilmente a dare la priorità alla lotta all'inflazione anziché al sostegno alla crescita.

La politica monetaria più restrittiva della Fed sta già raffreddando alcuni settori dell'economia, come il mercato residenziale, con i tassi fissi dei mutui trentennali saliti ben oltre il 6%, un massimo dal 2007.

 

Stili e settori

Dall'ultimo comitato e quindi nelle scorse 4 settimane, le small cap hanno sovraperformato le grandi capitalizzazioni. Tra queste ultime, le peggiori sono state quelle growth.

In modo analogo all'Europa, da qualche mese la correlazione tra i tassi reali (rendimento reale statunitense a 10 anni) e la sovraperformance dello stile value (MSCI US Value/Growth) è meno evidente.

Inoltre, pur contraendosi, il divario in termini di valutazione (P/E forward a 12 mesi) tra gli stili growth e value resta piuttosto ampio, con il primo in vantaggio.

A livello settoriale, rispetto all'ultimo comitato le peggiori performance sono giunte (di gran lunga) dai servizi di pubblica utilità, un settore altamente indebitato, seguito da IT, beni di consumo discrezionali e servizi di comunicazione. Nel novero dei migliori rientrano, invece, energia e sanità.

 

Utili

Rispetto all'Europa, il divario tra le revisioni degli utili e la performance delle azioni statunitensi è più ristretto, poiché le società pubblicano a cadenza più regolare e il mercato ha già scontato un maggior numero di profit warning.

Notiamo quindi una correlazione logica tra le società che hanno comunicato un profit warning e quelle con le sottoperformance più significative.

Tuttavia, negli ultimi mesi l'indice MSCI USA continua a mostrare una dinamica più negativa rispetto alle revisioni osservate: i mercati sembrano anticipare ulteriori adeguamenti al ribasso.

 

Impatto del dollaro

La solidità del dollaro continua a rappresentare un ostacolo per gli utili del terzo trimestre, soprattutto per i settori IT e dei materiali dato l'impatto stimato dei cambi sulla crescita del fatturato trimestrale su base annua, che dipende dalla percentuale di vendite all'estero.

 

Rating

Non abbiamo apportato alcuna modifica strategica in termini di rating.

Siamo soddisfatti del nostro sovrappeso sul settore sanitario, che nelle scorse settimane ha contribuito positivamente. Il settore assolve bene il suo ruolo difensivo: al suo interno, i sotto-segmenti più difensivi, come quello delle grandi società farmaceutiche, hanno registrato le migliori performance.

Siamo ancora in attesa di diversi profit warning, soprattutto nei settori molto dipendenti dai consumatori. Manteniamo un approccio prudente.

202210-EQ-IT-4.PNG202210-EQ-IT-5.PNG

 

Titoli azionari dei mercati emergenti: proseguono le divergenze regionali

Settembre si è rivelato un altro mese volatile per le azioni globali. Dopo una certa resilienza all'inizio del mese, i mercati azionari dei mercati emergenti hanno presto virato al ribasso, penalizzati da dati sull'IPC statunitense superiori alle attese, dalla Fed che ha confermato la sua posizione aggressiva e innalzato i tassi di 75 pb, nonché dal crescente rischio di una recessione globale. Di conseguenza, il dollaro ha continuato a rafforzarsi nei confronti delle principali valute della regione e le azioni emergenti hanno chiuso il mese in calo dell'11,9% (in USD).

A livello regionale, i principali mercati che hanno perso terreno nel mese sono stati Corea e Taiwan, con correzioni rispettivamente del 18,5% e del 16%. I timori di un rallentamento della domanda globale e le persistenti incertezze sulle prospettive dei semiconduttori hanno infatti pesato sui rendimenti del mercato.

La Cina, un peso massimo dell'indice, è rimasta in difficoltà, a causa dell'indebolimento del renminbi rispetto al dollaro, mentre non sono emersi segnali di una ripresa significativa della domanda interna, con le restrizioni contro il Covid sempre presenti in alcune zone del paese.

Il Messico (-0,5%) e l'Indonesia (-0,8%) hanno esibito una sovraperformance relativa, grazie nel primo caso alla sua natura piuttosto difensiva e nel secondo al sostegno della domanda interna.

Nell'universo delle materie prime, i timori di recessione hanno penalizzato la maggior parte delle commodity, compreso il petrolio che ha chiuso il mese vicino agli 86 dollari al barile (Brent). L'unica eccezione è l'argento, in ascesa del 7,2%.

 

Modifiche ai giudizi regionali

India: declassamento a neutrale (0)

Prese di profitto dopo un forte rally; le valutazioni restano care ma, alla luce di una domanda interna che si conferma solida, il mercato è ancora interessante sullo sfondo delle attuali prospettive globali incerte.

 

Brasile: upgrade a sovrappeso (+1)

Il paese è sospinto dalla ripresa della domanda interna, resiste ai rischi geopolitici mondiali, presenta un'inflazione sotto controllo e dovrebbe allentare il sostegno al credito e alla liquidità.

 

Modifiche ai rating a livello settoriale:

 Materiali: declassamento a sottopeso (-1)

Il rallentamento della domanda globale pesa sulle prospettive, insieme all'incertezza sulla ripresa cinese. Preferenza per i metalli necessari per la transizione verso l'energia pulita.

 

Software e servizi: upgrade a sovrappeso (+1)

Le valutazioni stanno diventando ragionevoli, unitamente a interessanti caratteristiche di qualità e crescita in vista di una recessione/un rallentamento della crescita mondiale.

 

Prospettive

Continuiamo a essere cauti riguardo alle prospettive sulle azioni emergenti, dato il crescente rischio di una recessione in Europa e di un significativo rallentamento della domanda negli Stati Uniti, fattori a cui le principali regioni esportatrici dei ME non sono del tutto immuni. Una possibile ripresa graduale della Cina è l'altro elemento chiave da monitorare in questo universo. Sebbene al momento non vi siano prove sufficienti che indichino stimoli generalizzati in grado di trainare la ripresa cinese, considerati il favorevole andamento dell'inflazione e le condizioni di liquidità già ristrette, la PBoC è relativamente meglio posizionata per rilanciare il credito a un certo punto in futuro.

Sul fronte positivo, i mercati emergenti potrebbero ancora sorprendere con un differenziale di crescita del PIL positivo (rispetto ai paesi sviluppati), poiché per questi ultimi si prospetta una flessione lenta e piuttosto prolungata al fine di contrastare l'inflazione. Con la maggior parte delle materie prime in brusco calo rispetto ai loro picchi, le società dei mercati emergenti esposte alla domanda interna potrebbero continuare a sovraperformare su base relativa, in ragione di prezzi delle commodity accessibili. Infine, l'attuale posizionamento nei mercati emergenti è più vicino a un minimo da molto tempo, il che potrebbe far emergere importanti opportunità di recupero qualora i fattori negativi discussi in precedenza dovessero recedere.

Sui mercati emergenti, la strategia presenta un'esposizione bilanciata ai beneficiari della crescita sostenibile, che potrebbero rivelarsi resilienti ai venti contrari macro e geopolitici, completata da un orientamento difensivo alla luce di prospettive prudenti.

202210-EQ-IT-6.PNG202210-EQ-IT-7.PNG202210-EQ-IT-8.PNG202210-EQ-IT-9.PNG

Ricerca rapida

Ottenere informazioni più velocemente con un solo clic

Ricevi approfondimenti direttamente nella tua casella di posta elettronica