Una volatilità elevata

La performance degli asset del fixed income è stata impattatadaglii sviluppi geopolitici, dalla crescente inflazione e da un approccio aggressivo delle banche centrali. Il conseguente rialzo dei tassi ha comportato un aumento generalizzato della volatilità. I mercati del credito hanno sofferto e i segmenti investment grade e high yield hanno esibito rendimenti negativi sia negli Stati Uniti che in Europa, contribuendo alla debole performance (compresi quelli difensivi come telecomunicazioni e farmaceutico). Anche il debito emergente ha perso terreno in ogni segmento (valuta forte, valuta locale e corporate). In un contesto dove nessuna asset class è stata risparmiata (nemmeno i beni rifugio), anche i titoli sovrani dei paesi periferici europei hanno sottoperformato. Come prevedibile, i breakeven hanno chiuso in territorio positivo (in primis Australia e Giappone), come pure alcuni mercati delle materie prime, ad esempio il gas naturale. Sul fronte valutario, è proseguita la decisa ripresa del rublo dopo il crollo di febbraio, sostenuto dagli interventi della banca centrale e dalle misure fiscali. Il dollaro USA si è confermato molto solido, un andamento ascrivibile all'attività della Fed e al vigore dell'economia nazionale. Anche alcune valute dei mercati emergenti si sono comportate bene (MXN, IDR), mentre i beni rifugio hanno in una certa misura sofferto (tra questi ultimi, il JPY ha perso notevole terreno).

Ovunque i mercati del reddito fisso sembrano messi alla prova da una congiuntura alquanto complessa. Il rischio geopolitico permane onnipresente e non si intravede alcuna tregua sul fronte del conflitto russo-ucraino. Questa situazione è ulteriormente aggravata dalle continue sanzioni sempre più dure che, da una prospettiva macroeconomica, incidono sia sulla Russia chesul resto del mondo. I rigorosi lockdown in Cina contro il Covid mettono a repentaglio la crescita globale e si sommano alle strozzature esistenti delle supply chain. Questi fattori contribuiscono in misura significativa alla forte ascesa dell'inflazione e, in assenza di una qualche forma di risoluzione, prevediamo che il quadro persista. In tale contesto, le banche centrali di tutto il mondo (salvo quella cinese) sono costrette a mantenere toni aggressivi. La Federal Reserve ha reso noto di voler indurre (tramite la stretta) un rallentamento macroeconomico per frenare l'inflazione. Il nostro scenario di base indica un rialzo di 50 pb in ciascuna delle 2 prossime riunioni del FOMC e monitoreremo molto attentamente il conseguente impatto sull'economia americana. Anche la BCE, nonostante i membri del board sembrano avere posizioni discordanti e sembri mancare un’azioneincisiva, ha evocato con forza un costante inasprimento monetario, riducendo così la visibilità sulle sue mosse future. Tuttavia, Francoforte dovrebbe interrompere il programma di QE a giugno ed è probabile che alzi i tassi a luglio. A causa della vicinanza geografica al conflitto e della maggiore dipendenza dal petrolio e dal gas russo, l'eurozona si trova in una situazione economica più difficile rispetto ad altre regioni.

Date queste premesse, a nostro parere la volatilità resterà intensa e i tassi aumenteranno nelle prossime settimane. Suggeriamo una posizione neutrale sulla duration statunitense e un sottopeso su quella dell'UE, poiché l'elevata inflazione esercita pressioni sulla BCE affinché proceda a una stretta più rapida. Le valutazioni sui mercati del reddito fisso sono sicuramente più interessanti ma, prima di adottare un approccio positivo agli asset rischiosi, è necessario attendere che i tassi si stabilizzino. Riteniamo che la dispersione si paleserà entro breve, in quanto i fondamentali tornano al centro della scena (in mancanza di sostegno esterno) e l'impatto di trend chiave (deglobalizzazione, decarbonizzazione e digitalizzazione) inizia a farsi sentire. Tuttavia, in una congiuntura dove i fattori esogeni continuino a impattare negativamente sul mercato, continuiamo a mantenere una posizione difensiva monitorando attentamente la situazione. Siamo inoltre prudenti verso i mercati emergenti, poiché il rallentamento economico in Cina, l'inasprimento della politica da parte della Fed e il dollaro USA pesano sull’asset class. È probabile che la situazione politica si deteriori; i timori riguardo al costo della vita cominciano a influire notevolmente sulle economie più dipendenti dalle materie prime e meno resistenti.

Strategia e posizionamento

È importante notare che le strategie obbligazionarie e creditizie globali di Candriam non sono esposte al debito sovrano russo. La Russia è stata infatti esclusa dal nostro universo di investimento in titoli sovrani sulla base di criteri legati alla sostenibilità.

202205_FI_IT_1.PNG202205_FI_IT_2.PNG202205_FI_IT_3.PNG

Ricerca rapida

Ottenere informazioni più velocemente con un solo clic

Ricevi approfondimenti direttamente nella tua casella di posta elettronica