Forte aumento della volatilità

In seguito alle attuali tensioni geopolitiche che sono culminate in un attacco e un'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, sui mercati è prevalsa l'avversione al rischio. Ne è scaturito uno scontro aperto tra le due nazioni, seguito da un livello mai visto di sanzioni imposte dalla maggior parte dei Paesi sviluppati, con Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito in prima linea. Di conseguenza, si è assistito a un forte aumento della volatilità e una performance ampiamente negativa per gli asset di rischio obbligazionari, in primis il debito emergente. Anche i mercati high yield e investment grade ne hanno risentito in misura significativa, sebbene gli asset in EUR abbiano sovraperformato gli omologhi in USD e i settori difensivi come le telecomunicazioni e la sanità si siano comportati bene. I titoli sovrani dell'eurozona, in particolare EMU core e Svezia, hanno sopravanzato i competitor in dollari mentre, sul versante dei periferici, i titoli di Stato italiani si sono messi in luce. I mercati delle materie prime hanno brillato e chiuso il mese al primo posto, mentre le valute dell'Europa orientale e naturalmente il rublo sono stati i più penalizzati.

Lo stallo in Ucraina e i negoziati finora falliti indicano che la guerra e il risultante bilancio delle vittime continueranno presumibilmente a pesare sul sentiment. Nel breve periodo, le conseguenti oscillazioni dei prezzi e la volatilità si ripercuoteranno ancora sui mercati del reddito fisso, rendendo essenziale una gestione flessibile e tattica. Nel corso dell'anno, le implicazioni in un orizzonte appena più esteso includeranno ovviamente un'inflazione galoppante, rischi fuori controllo sulla scia di prezzi delle materie prime in ascesa e maggiori limitazioni alle supply chain. Nei Paesi sviluppati ed emergenti, il conflitto potrebbe inoltre influire sui consumi e la crescita in generale. Nel tentativo di contenere l'inflazione, le banche centrali non hanno del tutto cambiato rotta e perseverano nel loro approccio aggressivo. Ci aspettiamo ancora che la Fed innalzi i tassi (di 25 pb anziché dei 50 pb attesi in precedenza) e, a nostro parere, anche la BCE potrebbe farlo quest'anno, seppure molto più avanti. Resta da vedere come reagiranno i mercati/le economie a questo inasprimento delle politiche, in assenza di sostegno fiscale e sullo sfondo di continue turbolenze geopolitiche. Tuttavia, riteniamo che i Paesi sviluppati annunceranno stimoli fiscali aggiuntivi (incrementando il debito). È probabile che una simile mossa sortisca effetti positivi e getti le basi per un'ulteriore stretta monetaria.

Strategia e posizionamento

È importante notare che le strategie obbligazionarie e creditizie globali di Candriam non sono esposte al debito sovrano russo. La Russia è stata infatti esclusa dal nostro universo di investimento in titoli sovrani sulla base di criteri legati alla sostenibilità.

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